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Il Grande Belzoni, romanzi a fumetti Bonelli #10

Per chiunque abbia un minimo di cuore, lo spirito d’avventura che trasuda da certe imprese del 1800 è motivo di curiosità e invidia pazzesche. Certo non era tutto rose e fiori, c’erano guerre, colonialismo, Zulu e compagnia bella, ma vuoi mettere cercare templi insabbiati? O scoprire l’entrata della piramide di Cheope? Giovanni Belzoni a quel tempo era proprio lì, a fare quelle cose lì.

Ecco, anche la mia reazione è stata “Belzoni chi?”. Italiano (di origini padovane, città a quel tempo sotto il controllo della Serenissima Repubblica di Venezia), gira un po’ l’Europa, destreggiandosi tra studi di idraulica ed esibizioni da circo. Poi in Inghilterra scopre l’amore, prende la cittadinanza e decide che forse è una buona idea andare in Egitto per mettere a frutto i suoi studi ingegneristici prima, e in ambito archeologico poi.

Il fumetto si intitola il Grande Belzoni, e il punto è che è davvero grosso come personaggio. Alto più di due metri, muscoloso, viene raffigurato nelle tavole di Walter Venturi come un tipo abbastanza zarro: barba lunga, turbante, due pistole appese al collo e un machete. Nel tempo libero solleva massi, uccide paesani autoctoni, minaccia consoli stranieri. Sandokan bianco italo-inglese. Che poi di imprese storiche ne ha fatte per davvero, tipo scoprire l’ingresso della piramide di Chefren il 2 marzo 1818, o la tomba di Seti. Tra l’altro nella piramide di Chefren ha pure lasciato un graffito, un tag, per essere certo che nessuno gli fottesse l’onore.

Nonostante questo io non l’avevo mai sentito nominare (o forse nel libro di storia c’era, ma semplicemente non me lo ricordo). Certo è che per la maggior parte della sua vita è stato piuttosto sfigato: faceva grandi scoperte dal punto di vista scientifico, ma di templi/piramidi/tombe già profanate da altri e quindi senza nessun tesoro all’interno.

Il Grande Belzoni lascia trasparire tutto lo spirito d’avventura che ci si aspetta, uno spirito di avventura che si potrebbe paragonare a quello de L’Isola del Tesoro, Robinson Crusoe, o per essere più precisi Indiana Jones (il primo però, che c’entra di più con l’Egitto). Tra l’altro proprio George Lucas si sarebbe ispirato proprio a Belzoni per il suo personaggio dotato di cappello, frusta e battuta facile. Dal punto di vista del designo non mi esprimo, tanto sparerei solo cazzate, ma quello che posso dire è che le ambientazioni egiziane e londinesi sono molto ben fatte ed aiutano ad immergersi in quei luoghi e in quei tempi.

Lawrence d'OrobiaIl Grande Belzoni, romanzi a fumetti Bonelli #10

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