Ok, prova a immaginare la scena. Immagina una distesa di acqua, un mare. Azzurro, ma reso blu dalla profondità. Calmo in maniera quasi surreale, al punto che, se visto da lontano, potrebbe sembrare un lenzuolo blu ben stirato. In mezzo a tutto quel blu c’è una sagoma: è una ragazza che galleggia, che fa il morto. Ha gli occhi chiusi e respira lentamente: si potrebbe pensare che sia addormentata, ma non lo è, anzi, è sveglia e attenta. Ha gambe e braccia leggermente aperte, per galleggiare meglio, e indossa un costume intero, perché la fa sentire più a suo agio. Solo una volta ha indossato un altro tipo di costume. Era in un camerino, o a casa di un’amica, ora non si ricorda bene. Si ricorda solo che qualcuno le aveva detto “Provalo dai, vedrai che ti sta bene!” e lei aveva risposto “No, non mi starà bene!”. Lo aveva comunque provato, si era mostrata e aveva detto “Vedi? Mi sta malissimo! Guarda che roba!” ed era tornata subito a cambiarsi. In realtà le stava bene, ma lei non poteva rendersene conto, e comunque nel costume intero si trovava più a suo agio, ed era giusto così.
Racconti
Linea 33 – Immersa
Una cosa non è mai mancata in nessun appartamento in cui S abbia mai abitato: uno specchio appeso sopra un tavolino vicino alla porta di entrata. Sì, perché quando S esce di casa deve, come fosse un bisogno vitale, aggiustarsi i capelli biondo cenere dando una rapida occhiata al proprio riflesso. È un attimo. Quanto sarà? Cinque secondi? Sette? Pochissimo. Non fa in tempo nemmeno a notare i suoi occhi blu. O forse quelli non li noterebbe nemmeno guardandosi a fondo. Sarà qualcun altro che li noterà, che li osserverà e che le spiegherà che non sono solo occhi blu, e che non importa nemmeno che siano blu. Quello che importa è il loro riflesso, ovvero quello che rimane del mondo esterno dopo che è passato attraverso la miriade di cellule e molecole e impulsi che lo trasformano in qualcosa di soggettivo. Insomma: prima o poi per qualcuno sarà più importante il suo sguardo che i suoi occhi.
Quattro matrimoni e un limone
Amy Winehouse. La cassa del bar decide di passare Amy Winehouse. Che è perfetta, perché siamo a metà settembre e Amy Winehouse sa di fine estate, sa di ultimi rimasugli di caldo. Sa di quel caldo che lotta e scalpita, di quel caldo che ti fa passare il pomeriggio e la prima serata in maniche di camicia, magari pure arrotolate, ma che si arrende poco dopo cena.
Parti d’istinto
La parte del mio istinto che m’avvisa quando ormai è troppo tardi ha l’aspetto di una sagoma nera, riconoscibile dal bagliore della sua sigaretta elettronica che distribuisce vapore e aroma di caramello.
Anonima WhatsAppisti
Alzo il colletto della giacca e tiro la zip più alto che posso. È notte, fa freddo. I lampioni illuminano la strada e la facciata della chiesa. Sorpasso il portone chiuso e mi infilo nel vicolo subito dopo. Da una finestra arriva un po’ di luce: il posto è questo. Apro la porta, la richiudo, scendo qualche scalino, giro l’angolo ed eccoci: quella sala seminterrata è lo spazio che il pastore mette a disposizione delle associazioni meritevoli. Le associazioni che aiutano la comunità, che la sostengono, che la guariscono. Gente seduta in cerchio, su sedie pieghevoli. Le persone sembrano tutte uguali, facce che probabilmente ho già visto ma che ho dimenticato.
La Trilogia di Boston: commento del regista
A luglio 2015 era successo un fatterello divertente in ufficio e ci avevo ricamato una storiella divertente in tre parti: la Trilogia di Boston, con protagonista S. Seguono le considerazioni che ne avevo tratto parlandone (via email) a un’amica. Gli episodi sono online ai seguenti link: episodio 1, episodio 2, episodio 3.
Alice può avere un cane: parte 2
Il tema è sempre Alice e la sua idea di adottare un cane. Il secondo episodio, “Scampato da Alice”, è la triste storia di un cagnolino che ha rischiato di essere davvero adottato. Lo stile è quello di una intervista verità alla Studio Aperto, durante la quale la vittima, trattenendo a stento le lacrime, racconta i fatti in prima persona, incalzata da un giornalista che evidentemente ci tiene moltissimo.
Non manca neppure la colonna sonora abusata e scontata. Scusa Luis.
Alice può avere un cane: parte 1
Capita che una collega ammetta di voler comprare un cane e dichiari di essere alla ricerca di un blogger qualsiasi che confermi che non si tratta di un’idea campata in aria. Il primo episodio di Alice può avere un cane considera proprio questa ipotesi e, con lo stile di un blogger invasato, analizza i pro e i contro di tale scelta.