C’è dietro una sorta di metastoria. Nel senso che prima di raccontarmi la storia di Burly Men at Sea, prima di farmela raccontare, prima di guidarla, c’è la mia piccola storia di delusioni e acquisti che forse si potevano evitare.
Videogiochi
Machinarium
Ho provato a risalire alla data in cui ho incontrato per la prima volta questo gioco, ma non ci sono riuscito. Mi ricordo che mi ero innamorato già dei primi screenshot, per il loro sapore steampunk e molto umano, nonostante quel mondo, il mondo di Machinarium, fosse popolato solo da freddi robot. Probabilmente è stato questo contrasto a suggerirmi, qualche anno dopo, la linea da tenere con Exp0 su CTRL. Recentemente, complice la sua comparsa su Steam, ci ho rigiocato.
Pokémon GO: perché non è un gioco stupido?
Ammetto di essere tra le persone che, ancora adesso (e siamo a settembre) gioca a Pokémon GO. Anche nell’ufficio dove lavoro si sono create due fazioni ben distinte: quelli che ci giocano (o che lasciano giocare i propri figli) e quelli che pensano sia un gioco per dementi. Un po’ come è accaduto su internet sin dal lancio di Pokémon GO. Probabilmente tra tutti i miei colleghi vince T, che gioca a Pokémon GO ma solo perché nei dintorni dell’ufficio ci sono dei Pokestop dove può trovare oggetti per la figlia.
Walking Dead: Season 2 – avventura Telltale
Il punto è che a me, gli zombie, son sempre stati un po’ sul cazzo. Soprattutto qualche anno fa, quando, tra Walking Dead e compagnia bella erano parecchio di moda e me li ritrovavo in tutte le salse. Videogiochi, giochi da tavolo, telefilm, film, fumetti, libri. Insomma: ovunque. Uno strazio.
Leo’s Fortune: recensione di un platform indie
Con il proliferare del genere indie, ammesso che di genere si possa parlare, è difficile riuscire a distinguere un gioco di merda da un capolavoro prima di provarlo. Il motivo principale è che molti indie son ben curati dal punti di vista artistico, quindi dagli screenshot sembrano quasi tutti capolavori. In secondo luogo gli indie sono molto spesso overrated sia dagli utenti che dai siti specializzati. Leo’s Fortune mi ha colpito per lo stile. L’ho comprato duranti i saldi estivi di Steam.
A Boy and his Blob, platform puzzle infantile
Una notte un blob (cioè una sorta di pallina morbida e informe) bianco precipita nella foresta, facendo un casino della madonna e svegliando il bambino (cioè il boy del titolo). Questo bambino a quanto pare vive da solo in una casa sull’albero di tre piani, con terrazza panoramica. Fino a qua nulla di fuori dal normale.
The Silent Age, punta e clicca e viaggi nel tempo
The Silent Age è un viaggio nel tempo, non solo per la storia che narra, ma anche per lo stile e l’interfaccia. Un’avventura punta e clicca vecchia maniera, anche se molto semplificata e ben lontana dal periodo d’oro del suo genere. Per certi versi mi ha ricordato Another World. Almeno per quanto riguarda lo stile.
Mini Metro, puzzle minimal quasi simulazione
In Mini Metro costruisci la tua rete di metropolitane (o di tram). Sembrerebbe un gioco di strategia, di simulazione. Sembrerebbe quasi simile a Cities in Motion. Non è così. Mini Metro è un puzzle. Un puzzle minimalista.
Never alone: recensione come una leggenda
Recentemente ho giocato a Never Alone e ho pensato che potesse meritare di essere recensito per CTRL. Dato che il gioco si basa su alcune leggende di una popolazione autoctona del nord dell’Alaska, ho pensato che sarebbe stato divertente tentare una recensione-leggenda.
Il punto di vista è quello di un anziano che racconta la sua esperienza con il gioco, confonde un po’ la realtà con la finzione, fatica a capire cosa gli chiedono i bambini che ha attorno. E ci ho messo pure tonnellate di neve, che agli Inupiat piace un sacco. Leggi la recensione-leggenda.
Thomas was Alone, una recensione
Può davvero un videogioco minimale, basato su rettangoli e altre forme squadrate, trasmettere qualcosa, far provare dei sentimenti? Thomas was Alone ci ha provato e ci è riuscito, ne parlo in questa recensione su CTRL. Pure Osho ci fa una comparsata.