Il Giro di Boa, ovvero quella che viene più volte definita come l’indagine più difficile del commissario Montalbano. Non solo nel risvolto di copertina o come trovata pubblicitaria, ma anche nei libri successivi. La domanda da porsi è: in che senso difficile? La risposta è: difficile da diversi punti di vista.
Prima di tutto difficile nel senso che Il Giro di Boa si apre con il ritrovamento di un cadavere in mare. Il morto lo trova lo stesso commissario durante una nuotatina e quasi si ammazza riportandolo a riva. Poi quasi lo ammazzano a riva. E da lì parte la difficoltà principale del libro: capire di chi si tratta e chi l’ha ucciso, o comunque come è morto. In questo libro prende piede la paura di Montalbano di invecchiare, sottolineata da un altro paio di occasioni in cui quasi si ammazza sovrastimando la sua prestanza fisica.
La difficoltà dell’indagine è anche dovuta a un secondo evento: l’ennesimo sbarco in Sicilia di un barcone di clandestini partiti dal Nord Africa. Tra questi clandestini c’è anche un bambino, un bambino che tenta di scappare ma che Montalbano riprende al volo, riconsegnandolo alla madre e al suo destino. Un piccolo evento che però fa da perno per tutta la storia, un evento che scatena una serie di eventi e di indagini che si intersecano con quelli principali.
Il vero giro di boa arriva con l’intervento inaspettato e casuale di Ingrid, un’amica svedese del commissario, che mette tutto sul binario giusto. Binario, cioè vera versione degli eventi, che, insieme all’epilogo, ho trovato un po’ esagerato. Ma comunque godibile. Libro che prende chiaramente spunto da fatti cronaca, alcuni anche molto attuali come il problema dell’immigrazione, altri più lontani ma che hanno comunque segnato la storia (e minato la fiducia del commissario nel corpo di polizia) come il G8 di Genova.
Lascia un commento