La Voce del Violino è un’altra indagine di Montalbano. Comincia più o meno così: il commissario e il suo compare si schiantano contro una macchina parcheggiata. Non trovano nessuno e lasciano un biglietto per farsi richiamare, ma al ritorno la macchina è ancora lì, non c’è segno di vita. Si scopre poco dopo che anche alla proprietaria mancano i basilari segni di vita.
È difficile parlare di un libro di Camilleri senza svelare in modo becero svolte della trama, ma il punto è che ne La Voce del Violino poche cose sono come sembrano. Sia per il lettore che per i personaggi, che si convincono di cose che poi si scoprono false. E poi in qualche modo di nuovo vere, ma a modo loro.
La vittima è una donna che sembra per bene, felicemente sposata e che sta comprando casa a Vigàta. Che però gira con un sacco pieno di gioielli. Il cui marito, però, risulta un po’ troppo freddo e distaccato. Donna che poi muore, ed anche piuttosto male. Nella casa che ha comprato e non ha ancora finito di arredare. L’assassino (e stupratore) comunque non ha rubato niente di valore. Le piste apparenti non portano a nulle, quelle migliori sono nascoste, come una musica di sottofondo, magari pure fastidiosa, che è lì tutto il tempo ma te ne accorgi solo all’ultimo minuto. E da quel momento di sembra un frastuono, di quelli che ti domandi come hai fatto a non ascoltare prima.
Ecco: va più o meno così. Tra dirigenti l’hotel che approfittano della situazione, insegnanti anziane che si reciclano come mentori e Montalbano che una nota alla volta impara ad apprezzare la voce del violino. Il risultato è divertente e tutt’altro che scontato, tanto che i capitoli finali colpiscono il lettore almeno tanto quanto il commissario.
Lascia un commento