E se i nazisti avessero vinto la guerra, scoprendo per primi la bomba atomica e lanciandola su Washington DC? E se tedeschi e giapponesi si fossero poi spartiti gli Stati Uniti in due, con uno stato cuscinetto neutrale nel mezzo? Queste le premesse di The Man in the High Castle.

Ora che ci penso di hanno già provato altre volte. Ad esempio nel videogioco di qualche tempo fa Turning Point: Fall of Liberty, i nazisti attaccavano New York. Non mi ricordo come finiva nel videogioco. Qui, invece, hanno decisamente vinto i ragazzi dell’asse. Siamo negli anni ’60 e gli Stati Uniti non esistono più: al loro posto tre diverse zone. Una controllata dai giapponesi (a ovest), una neutrale al centro e una controllata dai tedeschi a est.

La resistenza fa del suo meglio, i regimi sono ovviamente totalitari e repressivi, mentre noi seguiamo le vicende di due personaggi: una ragazza di San Francisco e un ragazzo di New York. Entrambi si ritrovano a dover viaggiare, per diversi motivi e con scopi diversi, verso una città della zona neutrale. Al centro della vicenda una misteriosa pellicola scene della vittoria alleata (che però, in quell’universo, non è mai avvenuta).

In parallelo scorrono le vicende di alcuni diplomatici delle due superpotenze dell’asse, che ci fanno capire che la pace è fittizia e instabile. Hitler sta lavorando per mantenere la pace ma è ormai vecchio e malato. I suoi consiglieri e probabili successori, al contrario, non vedono l’ora di rimettere mano alla bomba atomica per prendersi la fetta giapponese degli Stati Uniti.

The Man in the High Castle è tratto dall’omonimo libro di Philip K. Dick (in italiano La svastica sul sole) ed è distribuito dal canale Amazon concorrente di Netflix. Amazon che tra l’altro, al momento del lancio della serie, aveva fatto notizia tappezzando New York di svastiche e altre simboli nazisti. La cosa a qualcuno non è piaciuta. Certe cose è molto meglio farle nell’Illinois. Non è dato sapere quando la serie verrà doppiata e proposta in Italia.