Ci sono delle volte in cui vieni incastrato. Non necessariamente alla maniera dei noir anni 30, no. Parlo di quando riesci ad incastrarti, quasi da solo, anzi, quasi di proposito in un sistema di leve: da una parte le tue paure e tutto ciò che non sai fare, dall’altro una richiesta da parte di terzi che ti spinge nella direzione opposta. È andata proprio così, quando, forse ancora un po’ frastornato dal fuso orario, ho risposto con decisamente troppo entusiasmo quando mi hanno chiesto di organizzare una cena sino-giapponese in ufficio. Con diapositive.
La richiesta era dovuto a un pericolosissimo precedente creato dalla nostra collega F, che di ritorno dall’India aveva organizzato, per l’appunto, una cena indiana con diapositive. Dopo un breve scambio di email con G per decidere il giorno, preparo l’email da mandare alla lista di distribuzione dell’ufficio. Segue il testo della missiva.
A ragionevole richiesta, il momento diapositive dalla Cina e dal Giappone sta per arrivare. Quindi venerdì 21 aprile, dalle 18.30 in poi, non prendete impegni. O prendeteli lo stesso, vi capisco. Tutto questo mi ricorda quando da piccolino andavo coi miei a vedere le diapositive di viaggio di questo amico di famiglia in fissa con la fotografia. 102 foto contando solo quelle alle dune e ai cammelli del Sahara. Che a un certo punto facevo lo splendido e dicevo “dai che uso io il telecomandino del proiettore, che schiacciare bottoni mi piace davvero un cifro!” così potevo decidere io il ritmo e procedevo a 30 frame al secondo.
Io tendo a far foto a cose stupide e non ai cammelli, ma nel caso picchiatemi pure, o datemi un onigiri al tonno.
Si parlerà, tra le altre cose, di:
- Cinesi che tengono d’occhio la segnaletica orizzontale
- Cadaveri di personalità del ‘900
- Onigiri al tonno (che sono buonissimi)
- Giapponesi che fanno foto a cose
- Giapponesi che coccolano cose
- Eri
- Un’isola affollata da conigli
- Buddha molto grandi
- Onigiri al tonno (che sono buonissimi)
Stiamo ancora definendo il menu (cena gentilmente offerta da MULTI, grazie G!), ma niente panico: non sarà solo sushi (che potrebbe anche non esserci proprio). Se ci sono esigenze particolari (allergie, intolleranze, lievi cifosi) fatemelo sapere che ci organizziamo.
Si noti la propensione al disfattismo e il tentativo di sviare l’attenzione. Si noti come entrambi i tentativi abbiano fallito: rispondono all’appello in quasi 30 persone. Cioè quasi tutti.
Fronte 1: diapositive dalla Cina e dal Giappone
Prima cosa da affrontare: una presentazione decente. Che sia interessante, che coinvolga, ma anche divertente che non voglio che la gente pensi alle dune e ai cammelli del Sahara. Faccio una prima cernita delle 1500 foto che ho scattato tra Cina e Giappone. Non me ne ricordavo così tante.
Arriva al più ragionevole numero di 300, a cui aggiungo degli screenshot da Google Maps per dare un’idea dei luoghi e delle distanze. Non male, ma non ho ancora idea di quanto possa durare una presentazione del genere, non so nemmeno se avrò abbastanza voce, abbastanza aneddoti per portarla avanti. La filtro ancora un pochino, arrivo a 282 slide. Direi che così va bene. Un po’ di informazioni me le ricordo, un po’ le ripasso, un po’ mi metto d’accordo con altri colleghi affinché diano un po’ di fastidio con domande stupide.
Fronte 2: cibo dalla Cina e dal Giappone
So cucinare. Certo non sono Cannavacciuolo, ma sopravvivo. Ma qui si tratta di fare ricette che non ho mai cucinato prima. Ed il tutto per 30 persone. Provate a pensare a cosa significhi cucinare per 30 persone. Faccio fatica a immaginarmi le quantità, faccio quasi fatica a immagine un tavolo con 30 persone. Chiedo ad A, A (un altro A) e ad M di darmi una mano.
Il menu concordato prevede:
- Onigiri (tonno, salmone, tonno e maionese, salmone e maionese)
- Riso alla Cantonese (facile facile)
- Zuppa di Miso (solubile)
Qualche dettaglio riguardo alle ricette magari in un prossimo post. Alla fine è andata meglio del previsto, per mia fortuna.
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