Chiamato a organizzare una cena sino-giapponese in ufficio per mostrare le mie diapositive (no, non è vero: foto digitali) del mio viaggio in quei due paesi, ho dovuto pensare a una playlist, un sottofondo musicale ideale per l’occasione. Ho messo subito da parte l’idea di puntare sulla musica cinese: in Cina ho comprato un album indie interessante, ma la mia conoscenza e il mio gusto si ferma lì. Oltre al fatto che, dal basso della mia ignoranza, non associo alla Cina sta gran cultura musicale.
Quindi, niente, decido di puntare tutto sul Giappone. Che è, ovviamente, più facile a dirsi che a farsi. La scena culturale giapponese non ha niente da invidiare, anzi, a qualsiasi cultura occidentale. Sono riusciti a declinare a loro modo qualsiasi cosa già presente in Europa e Stati Uniti, la musica non fa eccezione. Ecco quindi che trovare una playlist non è così facile: ce ne sono di tutti i generi, dai più demenziali jpop al jrock, all’indie e via dicendo.
Ho quindi deciso di dare sfogo al bisogno di Jazz che mi ha seguito per gran parte del viaggio e sono partito da quel genere. Comincio a cercare in modo molto becero “Japanese Jazz“. La prima playlist che trovo è la seguente:
Una collezione di oltre 500 brani (48 ore in totale) di Jazz made in Japan. In una collezione del genere si trova ogni mood del caso, da brani più allegri allo sfrangimaroni in do minore. Obbligatorio ascoltarla in shuffle per correre il rischio di sentire autori diversi. Playlist molto bella, spesso la metto mentre scrivo, ma no: non va bene per una cena giapponese.
Non troppo contento dei risultati tento di allargare usando Tokyo come chiave di ricerca. Mi salta all’occhio una playlist ufficiale di Spotify, intitolata Best of 2016 Tokyo Super Hits. Ci potrebbe stare. I generi sono più vari, la durata è ragionevole (circa 3 ore). Tutto sommato tranquilla, con qualche concessione di troppo al pop moderno. Anche questa la metto ogni tanto in cuffia, ma no: non va bene per una cena giapponese.
Nella stessa lista di risultati della playlist precedente trovo anche Tokyo Groove. L’immagine di copertina mi sembra interessante: un disegno con oggetti musicali e le principali attrazioni di Tokyo stilizzate. Lo stile e il titolo già mi piacciono. Tokyo 90’s Groove c’è scritto nella descrizione. Mi piace. La ascolto un po’ e mi convinco che sia la scelta giusta: tranquilla ma non soporifera, ideale da mettere come sottofondo durante una cena. Peccato solo per la durata: solo 1 ora e 20 minuti, per un totale di 17 brani. Temo sia necessario pensare a qualcosa per il dopocena.
Fortunatamente a me non è servito trovare un backup al termine della playlist, perché ci siamo semplicemente dimenticati di avviarla. Con a tavola 30 persone non se ne è sentita proprio la mancanza.
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