Secondo libro di vero noir, noir spinto, hard-boiled. Come avevo già detto ho chiesto ad L di prestarmi qualcosa di questo genere e lui ha selezionato in modo, spero, accurato dalla sua biblioteca. Il titolo è I Ragazzi del Massacro del (quasi) italiano Giorgio Scerbanenco.
Dunque: Ti Ucciderò era un classico del genere, americano per giunta, quindi perfettamente a tema. Con I Ragazzi del Massacro ci si sposta in Italia, a Milano per la precisione. Scerbanenco (italiano ma di origini ucraine) racconta le indagini di Duca Lamberti, poliziotto incaricato di fare chiarezza sul brutale assassinio di una maestra. Non ho capito perché abbia voluto chiamarlo Duca, ma va beh, non è così importante.
Lamberti non è un detective privato, ma proprio un poliziotto. Arriva a coprire il suo ruolo attraverso una serie di vicissitudini che però appartengono ai libri precedenti. Prima era un medico, ma ha combinato qualcosa ed è stato radiato. Come da manuale hard-boiled non crede molto nei metodi legali: vuole arrivare alla verità, non importano i mezzi. E sopporta a fatica giudici e avvocati, che possono mettere in libertà anche i peggiori criminali attaccandosi a cavilli o vizi di forma.
Per queste indagini non può sgarrare: ci sono di mezzo dei ragazzi, per la maggior parte minori, accusati di aver ucciso la maestra della loro scuola serali. Son tutti brutti ceffi già noti alla legge, scarti, reietti, ma sono riusciti a mettere in atto un piano di difesa inattaccabile. Ognuno di loro si dichiara innocente, giurando che solo gli altri hanno preso parte al massacro. Compito di Lamberti è trovare un anello debole e scassinare quella difesa, assicurando i veri colpevoli alla giustizia.
Il linguaggio risulta alle volte arcaico (eredoluetico? Vuol dire sifilitico. Lenocinio? Sfruttamento della prostituzione), ma niente di impossibile. Viene dato poco spazio a un importante evento della vita privata di Lamberti, che avrebbe meritato un po’ più di approfondimento. Alcune linee di investigazione vengono suggerite, ma il protagonista bellamente le ignora. In qualche modo è come se l’autore lasciasse al lettore il compito di seguire le false piste, mentre Lamberti semplicemente passa oltre. Passa oltre con un implicito “e sti cazzi?”. E tu rimani lì, a chiederti se Lamberti sia in realtà22 un pirla. A chiederti se solo tu hai visto un indizio chiarissimo. Questo per almeno tre volte nel corso della storia.
Il vero finale funziona. Forse un po’ esagerato ma funziona.
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