In due settimane di vacanze in Toscana non pensavo che avrei letto molto: ho portato cinque libri che avevo in sospeso, con la convinzione che avrei finiti due, massimo massimo tre, toh. Invece dopo la prima settimana erano già tutti finiti e ho dovuto cercarne altri. Tango a Istanbul (scritto da Esmahan Aykol) è uno dei due libri che ho trovato nel bazar del villaggio.
Piccola indicazione per il lettore, ammesso che gliene possa importare qualcosa: se la foto del libro è su una tovaglia decorata con dei limoni, quel libro l’ho letto in vacanza. Continuiamo. Il bazar del villaggio ha essenzialmente oggettini da spiaggia: giocattoli, infradito, palloni e creme solari. Tiene anche tabacchi e quel poco di edicola che serve a un villaggio vacanze (in particolare almeno 50 copie de La Settimana Enigmistica). Ci ho trovato due libri, tra cui Tango a Istanbul, che in realtà sarebbero dovuti essere allegati a Repubblica o L’Espresso. Presi più per disperazione che per reale interesse. Col primo ho avuto fortuna, ne parlerà più avanti, ma con questo…
La tragedia comincia dal titolo: Tango a Istanbul. Ecco: il tango non centro quasi niente. Va beh. Sottotitolo: l’irrequieta libraia di Istanbul Kati Hirschel viene coinvolta in un’indagine a metà tra magia e realtà. Ecco: la magia centra un cazzo. Leggo il risvolto di copertina (dopo averlo comprato): la bizzarra originalità dell’investigatrice è che lei indaga come se spettegolasse. Gesù.
Fin qua mi ricorda un telefilm che forse fanno ancora in replica su La7: La Libreria del Mistero. Come nel libro, la protagonista è una libraia (che ovviamente vende solo libri gialli) che non sa farsi i cazzi suoi e si mette a indagare su delitti più o meno gravi. Di solito per aiutare amici o parenti. Ora che ho letto il libro posso confermare che l’idea alla base è identica. Con la differenza che il libro è peggio.
Kati accompagna da una chiromante il suo dipendente. La tipa legge i fondi di caffè e ci vede un destino bruttissimo, tanto che quasi collassa dallo spavento. Una giovane donna morirà. Fine della “magia” ostentata in copertina. La protagonista è piuttosto fastidiosa, non solo perché mette il naso dove probabilmente non dovrebbe, ma anche perché è un personaggio instabile e confuso. Subisce dei continui cambi di umore, anche nel giro di poche battute. Mantiene una sorta di dialogo in prima persona con il lettore, in teoria per spiegare meglio cosa sta succedendo, ma non fa che peggiorare la situazione. Ci sono persino momenti incomprensibili, in cui lascia il proprio indirizzo email al lettore per chiedere consiglio riguardo a una metafora.
L’indagine è condotta così, alla come viene. Vengono delineati almeno tre possibili moventi, tutti piuttosto interessanti, con tanto di possibile vena critica verso il governo turco. Peccato che vengano lasciati tutti a metà e il vero finale sia assurdo, poco sensato. La prossima volta mi porto più libri, giuro. O almeno mi informo su una libreria decente nelle vicinanze.
Lascia un commento